English organ sonatas Vol. 9

Le sonate per organo di Ebenezer Prout e Charles William Pearce sono significative nella letteratura per il loro contenuto musicale, ma anche per l'uso del corale/canto, non tipico delle sonate per organo di quell'epoca. Entrambi i compositori erano noti per le loro pubblicazioni teoriche e ciascuna sonata dimostra un approccio pratico allo strumento che sarebbe stato alla portata tecnica di molti organisti contemporanei. È degno di nota il grado di indipendenza del pedale, attentamente calibrato. La sonata di Prout presenta movimenti contrastanti, ma all'interno di uno stile complessivamente coeso. La sonata di Pearce segna un netto distacco nell'ambito della pittura di parole. Non solo è presente un ampio testo che spiega le motivazioni del compositore all'inizio, ma la partitura include riferimenti a testi specifici man mano che il brano procede. Sebbene queste due sonate si inseriscano nella tradizione di opere che potevano essere eseguite in modo convincente sia su strumenti di medie che grandi dimensioni e consentano la creatività nella registrazione, sono anche brani che potrebbero essere inseriti in un programma da concerto. Queste opere proseguono l'eredità delle sonate per organo inglesi, che ebbero un importante ruolo pedagogico, ereditato congiuntamente dall'approccio pratico e popolare di Mendelssohn allo strumento e dalla continua eredità europea della tradizione della sonata-lezione, in cui imparando un brano si imparava anche lo strumento e viceversa. Sono entrambi brani scritti in modo idiomatico e musicalmente gratificanti, permeati dall'innegabile linguaggio armonico inglese dell'epoca, che sarebbe rimasto popolare per diversi decenni a venire.